Scout Ciotola: "Il Chelsea con Palmieri ha preso un piccolo talento, peccato per il Napoli..."
Fonte: Marco Torretta - calciomercatoreport.altervista.org
Il calcio italiano e i giovani: un binomio tanto inscindibile a livello teorico, quanto impraticabile ed inconsistente nella sua concretezza. L’esigenza primaria e il desiderio mai celato di ridurre drasticamente l’età media di ciascuna rosa vengono spesso oscurati dall’assenza di una seria programmazione pluriennale e dalla impazienza tipica di chi non riesce a guardare “al di là del proprio naso”. L’Europeo israeliano disputato dai baby talenti agli ordini di Davis Mangia porta con sé due chiare istantanee: da un lato le lacrime per la sconfitta quasi annunciata contro la Spagna e per un’impresa solo sfiorata, dall’altro l’orgoglio di essere arrivati a disputare la finale continentale. Un messaggio implicito( e neanche troppo) per tutti quei club del nostro campionato che impiegano forze e denari per visionare e attingere al mercato estero, dilapidando il ricco patrimonio made in Italy.
Ai microfoni di Calciomercato Report si è parlato di questo e di tanto altro, in compagnia del giovane talent scout Gennaro Ciotola.
Partiamo dalle dichiarazioni rilasciate dal giovane Bardi durante l’esperienza in Israele(“In questo momento storico sarebbe buona cosa puntare su di noi. Spero si cambi mentalità…”). Secondo la tua opinione, perché i top club italiani non decidono di puntare sui talenti fatti in casa, nonostante il loro indiscusso valore?
“Le dichiarazioni di Bardi rispecchiano in modo perfetto quanto io sostengo ormai da almeno tre anni. Il livello dei nostri giovani si è dimostrato molto alto, meritano di giocare con continuità e il momento di crisi che attraversa il calcio italiano potrebbe teoricamente favorire l’ascesa di questi ragazzi. La nostra è una mentalità sbagliata e lo si comprende già dal confronto tra le due finaliste dell’Europeo under21.”
La differenza con le altre realtà europee è abissale. In Spagna(vedi il Barcellona), in Inghilterra(vedi l’Arsenal) e in Germania( vedi il Borussia) si punta immediatamente sui giovani, dando loro fiducia e schierandoli con continuità. La Spagna under 21 è composta da giocatori che già si esprimono ad alti livelli nella Liga. E’ solo una differenza di mentalità o ciò è dovuto ad una scarsa attenzione o lungimiranza da parte della classe dirigenziale italiana?
“Portiamo un esempio emblematico. Bardi, quest’anno, ha giocato con il Novara, mentre De Gea ha vinto la Premier League a Manchester. Se l’Inter del dopo Mourinho, tra le difficoltà della sua rifondazione, avesse puntato su di lui, oggi staremmo parlando di un portiere di fama internazionale, avendo già tutte le qualità per esserlo. Bisogna cambiare le leggi non scritte del nostro calcio”.
Nella tua esperienza da osservatore, potresti portare esempi di giovani talenti in erba(magari da te visionati) accaparrati senza troppo pensarci da società estere?
“Il Chelsea ha preso un piccolo talento di soli 13 anni. Il suo nome è Ciro Palmieri, attaccante napoletano della Mariano Keller. E’ molto tecnico, forte fisicamente, ma in Italia vi è la scarsa capacità di investire. Il Napoli, avendolo a pochi passi di distanza, l’ha lasciato andare all’estero. La cosa che mi fa imbestialire di più è il vedere da una parte primavere piene zeppe di stranieri e, dall’altra, un nostro ragazzo andare via senza aver dimostrato il suo valore.”
Dal tuo punto di vista potrebbe essere utile l’introduzione delle cosiddette “squadre B” nello stile del campionato spagnolo al fine di valorizzare al meglio i giovani presenti nel nostro campionato?
“Le squadre B, secondo il mio parere, potrebbero essere un aiuto importante per incentivare la crescita dei nostri talenti. Magari si potrebbe cominciare dalle grandi squadre, inserendole senza promozioni e retrocessioni in Serie B o in Lega Pro”.
Qual è il settore giovanile più all’avanguardia in Italia, ovvero quello più attento alle operazioni di scouting?
“Il mio modello è sempre stato Mino Favini e, quindi, ammiro molto il settore giovanile dell’Atalanta. Negli ultimi 20 anni è riuscito a fare qualcosa di eccezionale…”
Ritornando alla nostra under 21, quali sono i giocatori che, secondo te, potrebbero essere già protagonisti nei nostri top team a parte chi già vi milita?
“In Italia ci sono diversi giovani meritevoli. Il fatto è che da noi quando sbagli una partita, ti bruci. A parte i vari Insigne, Florenzi, Verratti e Borini, mi piace molto Saponara: tecnica, forza, velocità e dribbling e anche in fase difensiva non è male. Speriamo che il Milan gli conceda spazio”.
Mi puoi portare esempi di giovani, anche stranieri, di cui le nostre società si sono disfatte troppo presto nel corso di questi anni?
“Un esempio lampante è quello di Roberto Carlos, di cui l’Inter si è sbarazzata troppo presto. Sappiamo tutti, poi, chi è diventato. Lo stesso vale per Evra o Henry.”
Cosa ne pensi del modello Udinese incentrato sullo scouting di giovani talenti che poi permettono di realizzare importanti plusvalenze sul mercato, riuscendo comunque ad ottenere grandi risultati( quest’anno qualificazione all’Europa League e nei due anni precedenti accesso ai preliminari di Champions)?
“L’Udinese è un grande modello. Ha osservatori molto esperti e arrivano tanti giovani bravi da tutto il mondo. La maggior parte dei club punta solo sulle amicizie con qualche procuratore senza ottenere gli stessi risultati…”