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Non ho mai avuto dubbi su quale sia il numero perfetto in circolazione. Mi riferisco al numero che di solito campeggia sulla schiena dei grandi campioni che hanno scritto e continuano a scrivere la storia del calcio, al numero di quel fuoriclasse che mi ha permesso di innamorarmi di questo sport e della mia professione, al numero che da sempre accompagna gli avvenimenti più importanti della mia vita, su tutti la mia nascita. Sto parlando del numero 10, la ragione per cui – colta al volo l’occasione di intervistare il  – non ho esitato neanche un secondo sulla quantità di domande da rivolgergli. 10 botta e risposta con chi di numeri 10 non solo se ne intende, ma ha anche il compito di scovarli e prepararli ai palcoscenici che contano.
Sig. Ciotola, cosa si prova ad essere considerati il talent scout più giovane d’Italia?
“Ammetto che nel 2011 ho provato una bella sensazione nell’essere dichiarato l’osservatore più giovane in Italia alle dipendenze di una società professionista. Tale riconoscimento lo devo alla Spal 1907 che a soli 21 anni mi diede questa opportunità. Ora però non ci penso più, perché è passato un po’ di tempo e molto probabilmente ci sarà già qualcuno più giovane di me”.
Come è nata la Sua passione per questa professione?
“La passione per il calcio mi accompagna sin dall’infanzia, così come quella per lo : mi ricordo che da bambino ero molto curioso e mi domandavo sempre come giocassero e quanto fossero forti da ragazzini i vari Baggio, Ronaldo e Batistuta, prima di diventare delle stelle del calcio internazionale”.
Quali sono le caratteristiche di una giovane promessa? Cosa deve avere un calciatore per far sì che risalti ai suoi occhi?
“Il fenomeno lo si nota subito e non ha bisogno di alcun osservatore o procuratore per fare carriera. Sono tutti gli altri ragazzi, quelli in cui si scorgono le qualità per diventare dei buoni calciatori, che necessitano di tutto il nostro intuito e di un pizzico di fortuna. Per quanto mi riguarda, una volta puntato l’obiettivo, lo aiuto a farlo crescere in una certa maniera, con la testa sulle spalle come si suol dire”.
Una volta individuato il talento, si passa allo stadio successivo: procuratori e società. Qual è il rapporto che lega Lei a questi ultimi?
“Sono tanti i procuratori che vogliono collaborare con me, ma quelli di cui mi fido sono ben pochi. Anche con le società ho sempre contatti diretti e mai tramite terzi per evitare disguidi”.
Come vede i settori giovanili in Italia? Le squadre di Serie A sono propense a coltivarli?
“Negli ultimi 3 anni ho visto un leggero miglioramento nei vivai italiani. Eppure, ancora oggi siamo lontanissimi dalle big del calcio europeo che fanno del settore giovanile la propria miniera d’oro”.
A proposito di giovani, con l’addio di Tevez e Pirlo, l’età media della  si è abbassata notevolmente. Pensa che questo possa essere un vantaggio o uno svantaggio per un club chiamato a replicare i successi della scorsa stagione?
“Sicuramente rimpiazzare Tevez e Pirlo sarà un compito difficilissimo,ma la Juventus ha già dato l’impressione di essere pronta da tempo all’addio dei due fuoriclasse. E poi non è la prima volta che la Juventus punta su una rosa con un’età anagrafica molto bassa. In tal senso, già in passato, la Torino bianconera ha dimostrato di essere una società lungimirante, nonché la migliore d’Italia in fatto di giovani promesse”.
Definisca con un voto e un aggettivo il mercato svolto dalla Juventus finora.
“Si tratta di un ottimo mercato. La Juventus ha preso in netto anticipo un calciatore come Dybala e non dobbiamo dimenticare che solo due anni fa un giovane come lui sarebbe finito all’estero dopo un Campionato disputato in Italia agli stessi livelli dell’argentino. Poi, a Torino è arrivato a parametro zero un ottimo centrocampista come Kedhira e tutti conosciamo bene il suo valore. Ritengo invece che Mandzukic sia un buon centravanti e un ottimo investimento, ma siamo ben lontani dal classico top player. Diciamo pure che se a questo punto Marotta riesce nell’ardua impresa di non vendere né Vidal né Pogba e in più di portare a casa un vero numero 10, allora quello di Madama si trasformerebbe subito in un mercato da Premio Oscar”.
Il prestigioso riconoscimento cinematografico da Lei citato mi fornisce l’assist perfetto per la domanda successiva. Ho letto una sua recente  in cui si esprimeva a favore della ricerca di un trequartista di alto livello da parte della Juventus. Lei punterebbe proprio su Oscar: per quale ragione?
“Oscar è il calciatore ideale per il 4-3-1-2 che ha in mente Allegri, è il classico trequartista capace di spostare gli equilibri a gara in corso. Inoltre, lo vedo molto adatto al calcio italiano”.
Come vede la stagione 2015-2016? Sarà un Campionato più equilibrato grazie ai nuovi innesti nelle varie squadre o la Juventus disputerà nuovamente un torneo a parte?
“Sicuramente la Juve parte favorita, ma credo che ci sia un divario minore con le milanesi, che non hanno alcuna intenzione di restare ai margini come gli ultimi anni. Ci sono stati degli investimenti importanti da parte di molte squadre e, Le dirò, mi intriga davvero tanto il  di Sarri”.
Per concludere, cosa vuole fare “da grande” Gennaro Ciotola?
“Da quando ho iniziato a svolgere questa professione, il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare un direttore sportivo. Ad oggi questo è ancora il mio sogno e sto lavorando duramente affinché possa diventare realtà”.